UN LIBRO, UNA STORIA: Recensioni, commenti, eventi e curiosità

Immagini

dei luoghi e delle sacre icone
















1. Veduta di Bressanone (sec. XVII).
Così si presentava la città all'epoca dei fatti. In alto, il Palazzo vescovile con l'annesso "pomarium" e la piazza dove si si eseguivano le sentenze capitali. A sinistra, il convento dei Cappuccini e quello delle Clarisse, teatro dell'avventurosa fuga di Peter Stauber. Al centro il complesso del Duomo com'era prima della sua trasformazione in stile barocco. Altri luoghi significativi sono indicati nella Legenda a pp. 4-5.
È incredibile, la "città vecchia" è ancora come a quei tempi: in via Portici maggiori (Grosse Lauben) c'è ancora la casa del Giudizio, sede dei processi, e lì vicino il vecchio Municipio dove fu rinchiusa Dorothea de Freina...


















2. Il Duomo di Bressanone e le sue pertinenze all'inizio del sec. XVII
Il campanile a destra presenta ancora la cuspide gotica. È la Torre della Sesta (campana), dove è ambientato l'agguato a Stauber e la tragica morte dell'aggressore.
Gli altri edifici contigui sono individuati nella Legenda di p. 452.

















3. Il colle del Cjaslir e il santuario di Santa Giuliana 
In basso è visibile il pianoro del "Col de mé" (colle di maggio) dove secondo la tradizione si svolgevano i "giochi" durante le feste di San Vito, oggi parzialmente occupato dal cimitero di guerra, a destra, seminascosto dagli alberi. Vicino alla Chiesa si scorge la cappella di San Maurizio, mentre la Cappella delle Grazie, che si trova più a destra alla stessa altezza, è qui a sua volta occultata dalla vegetazione.  






















4. L'interno del Santuario all'epoca del restauro
Sulla destra, sotto il livello del pavimento attuale, si nota chiaramente lo strato di terreno carbonioso che prosegue in corrispondenza dell'arco santo fino alla zona absidale, dove si intravvedono i resti dell'abside romanica. Si tratta di un'area residuale, in quanto gli strati superiori furono in gran parte asportati all'epoca della costruzione della chiesa: qui tuttavia sono venuti alla luce abbondanti reperti (frammenti ceramici, fibule e ornamenti in bronzo), che vengono interpretati come resti di offerte sacrificali. Insomma, si tratta di un Brandopferplaz, un luogo di roghi votivi della seconda Età del Ferro (sec. V-IV a. C.). I reperti sono attualmente visibili nel Museo Ladino di Fassa, a San Giovanni di Fassa.






















5. La SS. Trinità, raffigurata sulla volta absidale
È una delle meraviglie della chiesa di Santa Giuliana. Opera realizzata verso il 1450 da un valente pittore appartenente alla cerchia del maestro Leonardo di Bressanone, è una delle pochissime rappresentazioni del "Pantocrator" con tre volti ancora esistenti nell'arco alpino. In età medievale tale iconografia era piuttosto ricorrente, ma dopo il Concilio di Trento essa venne vietata dalla Chiesa. Tutto il ciclo pittorico della volta absidale è di eccellente fattura, ma quest'immagine è davvero una rarità straordinaria.


6. Santa Giuliana (Museo provinciale d'arte, Castello del Buonconsiglio, Trento) 
Purtroppo le figure oggi presenti nello scrigno dell'altar maggiore del Santuario, un pregevolissimo Flügelaltar capolavoro di Georg Artzt realizzato nel 1517, sono delle copie. Solo la statua originale di Santa Giuliana è tuttora sopravvissuta alle spoliazioni, mentre la Madonna con Bambino e Santa Margherita sono state preda di trafficanti d'arte senza scrupoli negli anni '60.
Questa effigie probabilmente sostituì una più antica statua della Santa Patrona raffigurata con la spada, simbolo del suo martirio: secondo le leggende, era quest'ultima l'effigie prodigiosa che in caso di pericolo si animava e scendeva dall'altare per soccorrere il popolo, la stessa che veniva portata in processione in occasione delle feste patronali.



















7. Chiesa di S. Giuliana, altare laterale sinistro
Nel romanzo è chiamato "L'altare delle Vivane", immaginando che dietro le tre Sante Vergini e Martiri dei primi secoli si nasconda una triade di divinità femminili precristiane, come accade ad esempio nei culti sincretistici afro-americani. È una pura supposizione, sta di fatto che qualcosa di strano in quest'altare c'è: il popolo ritiene tuttora che la figura centrale sia Sant'Orsola, mentre stando ai documenti si tratta indubbiamente di Santa Caterina, affiancata da Santa Dorotea e Santa Margherita. Insomma, da dove salta fuori sta Sant'Orsola? e che fine ha fatto? Il romanzo qualche risposta la suggerisce...
Comunque anche in questo caso si tratta di copie recenti: le statue originali, realizzati da Jore Dalla Pozza nel 1616, benché mutile, sono conservate in luogo sicuro. Nulla si sa delle statue che ornavano l'altare in epoca precedente: le illazioni avanzate nel romanzo a questo riguardo derivano in gran parte dalla suggestione suscitata dalle immagini successive (Arunda, n.6/1978).


8. Le Tre Vergini di Maranza / Meransen
Si tratta delle vecchie statue delle Sante Aubet Cubet e Gwere che ancora in tempi recenti venivano esposte alla devozione dei fedeli ornate di grappoli d'uva, quindi portate in processione attraverso i campi, nella festa patronale del 16 settembre. Il nesso con antichi culti di fertilità appare in tutta evidenza.
Nel sec. XVIII l'altare fu dotato di tre nuove statue: anche queste oggi vengono portate in processione ornate di grappoli d'uva. I loro attributi iconografici sono rispettivamente le rose (come S. Dorotea), il libro (come S. Caterina e Giuliana) e la freccia (come S. Orsola: e rieccola!...)



9. San Cristoforo, chiesa di Tarces 
Siamo in Val Venosta, non lontano da Glorenza e da Burgais, paese d'origine di Peter Stauber. Osservate bene questo San Cristoforo: che ve ne sembra? che sia del tutto casuale (o frutto di una immaginazione perversa) quella strana forma fallica che fuoriesce dalla saccoccia del Santo? In ogni caso è bene sapere che la chiesa di Tarces sorge ai piedi di una collina, luogo di culto frequentato fin dall'Età del Bronzo (tra i reperti: un fallo istoriato in corno), sede di riti femminili di fertilità. Lassù sorge un'antica chiesa dedicata a San Vito, presente come patrono anche sul Cjaslir e a Maranza. Anche qui si conservava una tavola delle Tre Sante Vergini Aubet Cubt e Gwere. Anche questo tutto casuale?
D'accordo, probabilmente sono solo fantasie: ma si tratta pur sempre di un romanzo...

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