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mercoledì 16 ottobre 2013

Se questa è una strega...

Ancora la voce di "quelle donne": cliccate questo link...
http://youtu.be/YomvnFcceUg

• Ursina e Dorothea raccontano la storia "vera" di Maddalena de Valantin da Val, regola di Vigo.
Questa donna è passata dalla storia alla leggenda come la più malvagia e potente di tutte le streghe fassane: la strega Pilatona, portata al rogo a Bressanone in un paiolo di rame (De Rossi, 221).

Nella realtà ebbe probabilmente il torto di essere benestante, avendo sposato in seconde nozze l'oste di Pozza, Gregorio Pilat. Perciò negli atti è citata spesso come Maddalena Pillatin. Il suo è uno dei processi più corposi ed inquietanti tra quelli conservati negli archivi. La sua vicenda storica è riferita nel romanzo in controluce, quasi un controcanto frammentario, rispetto alla trama portante.

Sappiamo che già nel 1617 erano sorte dicerie nei confronti dei due tenutari della locanda, sita a Pozza nei pressi della casa De Rossi (oggi strada Dolomites). Si riteneva che la loro ricchezza provenisse dal possesso di mezzi magici: "semenze di felce", un gomitolo di filo che "fioriva" prodigiosamente, e soprattutto delle strane "pope" (bambole), simulacri diabolici che a richiesta fornivano denaro in abbondanza: il Patto col Diavolo, denaro e fortuna, in cambio dell'anima. Allora a tali dicerie le autorità non diedero credito, ma dieci anni dopo i due non ebbero scampo.
Ripetutamente torturata, Maddalena resiste finché può: nega, ammette e ritratta, infine capitola e confessa ogni sorta di delitti. In uno dei primi interrogatori gli chiedono di quando era sposata a Soraga col primo marito, dal quale aveva due figli: gli chiedono conto del figlio più piccolo, Antonio, che era morto o scomparso in circostanze strane. Non sono domande di circostanza, vogliono sapere se lei ha qualche responsabilità nel fatto: evidentemente qualcuno sospetta un infanticidio per mano delle streghe. Gli atti registrano freddamente la reazione di Maddalena: la donna si batte ripetutamente il ventre. Possiamo solo intuire il suo dolore, crudamente rinnovellato da quelle domande, da quelle insinuazioni...

Anche Dorothea de Freina ha perduto un bambino, neonato per giunta, avuto con un uomo sposato per giunta, da nubile. L'ideale per un sacrificio rituale: le streghe - secondo il Malleus maleficarum - ne mangiavano le carni durante i loro ritrovi notturni, e ne bollivano le ossa per ricavare l'unguento necessario per i loro sortilegi.
Dorothea sa, conosce quel dolore indicibile di madre, e conosce il peso di quelle infamanti accuse. E allora racconta. Racconta la "vera" storia di Maddalena de Valantin, detta la Pilatona. Se questa è una strega...


NB: Fragmenta n. 7. Il passo è splendidamente interpretato da Martina Chiocchetti e Loretta Florian (riprese e montaggio di Nicola Detomas). La traduzione si trova alle pagine 199-200 de "I Misteri del Cjaslir". Oggi lo potete scaricare dal web come ebook, al prezzo di soli € 4,90.

http://www.bookrepublic.it/search/?query=curcu+egenovese.

1 commento:

  1. Le due attrici scelte per leggere i Fragmenta sono davvero brave: riascoltandole alcune volte, si riesce a comprendere molto meglio anche le poche parti del testo che forse risultavano un po' ostiche. Si riesce anche a imparare nella giusta pronuncia alcuni termini che prima, almeno per me, erano sconosciuti. Si coglie perfino una certa musicalità della parlata ladina. Quindi: ottima cosa!

    Luisa

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