Il pensiero di Luciana Battan, scrittrice
Ciò che allibisce anche me, è vedere come tutte le confessioni, estorte sotto tortura, fossero uguali e, nel corso della stesura del mio romanzo, mi sono chiesta molte volte il perché. Sono arrivata a ipotizzare due idee:
- alle accusate venivano lette le deposizioni e le denunce fatte dalle donne precedentemente interrogate, quindi gioco forza bastava semplicemente ripetere, confermare e/o arricchire quanto era già stato detto
- realmente queste donne avevano una certa "pratica conoscitiva" di rimedi per curare o maledire che si rifacevano a un'antichissima cultura popolare, ancora molto viva e praticata.
- alle accusate venivano lette le deposizioni e le denunce fatte dalle donne precedentemente interrogate, quindi gioco forza bastava semplicemente ripetere, confermare e/o arricchire quanto era già stato detto
- realmente queste donne avevano una certa "pratica conoscitiva" di rimedi per curare o maledire che si rifacevano a un'antichissima cultura popolare, ancora molto viva e praticata.
NB: Luciana Battan, autrice di romanzi storici, si è occupata tra l'altro anche dei processi per stregoneria di Nogaredo (1646-47), una vicenda assai vicina nel tempo e nello spazio ai processi di Fassa. Dopo la recente pubblicazione di "Rosso riflesso", attendiamo anche l'uscita di questa sua ultima fatica, a proposito della quale mi scrive: «Ho intrapreso questo lavoro nel 2011, poi sospeso per oggettiva difficoltà sia nel reperire le fonti, sia nel riuscire a trovare un registro linguistico adatto al linguaggio del tempo. Finché ho avuto la fortuna di trovare la trascrizione dalle filze degli atti processuali fatta dal Dandolo nel 1856 e pubblicata». Il che la dice già lunga sulla serietà con cui l'Autrice ha affrontato l'argomento... (fch)
E poi ancora:
«Trovare le parole, le parole delle condannate è stato per me un colpo al cuore. E non ho più indugiato. Ho voluto che le loro parole arrivassero fino a noi, e che ancora una volta ci mostrassero l'assurdità della Storia che si accanisce contro essere miseri in ogni senso. La crudeltà della Storia verso i poveri e gli emarginati. E alla fine ho pensato che la Storia non fa altro che ripetersi, nelle sue brutture e nei suoi drammi. Un'opera che comunque considero ancora nella prima stesura».
E poi ancora:
«Trovare le parole, le parole delle condannate è stato per me un colpo al cuore. E non ho più indugiato. Ho voluto che le loro parole arrivassero fino a noi, e che ancora una volta ci mostrassero l'assurdità della Storia che si accanisce contro essere miseri in ogni senso. La crudeltà della Storia verso i poveri e gli emarginati. E alla fine ho pensato che la Storia non fa altro che ripetersi, nelle sue brutture e nei suoi drammi. Un'opera che comunque considero ancora nella prima stesura».