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giovedì 13 marzo 2014

Uno strano Salvan

Ovvero: un'altra divinità con tre volti

Di ritorno da Bressanone, dove nei giorni scorsi ho avuto modo di presentare il romanzo, eccovi l'immagine inquietante del "Salvan tricipite" che sorprende il buon Peter Stauber per la sua inopinata similitudine con il Padreterno dipinto sulla volta del santuario di Santa Giuliana.
Ve la ripropongo insieme al passo che lo riguarda...



Intanto, scendendo da porta San Michele dopo aver sbrigato le faccende, eravamo ormai giunti all’incrocio con i Portici Minori. In quel mentre alzai lo sguardo e di colpo mi fermai impietrito:
«Eccolo, è là...» mi sorpresi a sussurrare mentre fissavo immobile la figura lignea che adornava l’angolo di un edificio che si ergeva proprio di fronte a noi, prospiciente la Casa del Giudizio.
Pellegrin seguì il mio sguardo, poi disse rassicurante:
«Quello è il Salvan, l’Uomo Selvatico, non c’entra nulla...»
«Ma... ha tre volti!»
«Beh sì, ma non ha nulla a che vedere con Sentovit.»
«Ne sei proprio sicuro?...»
«Certo, è un personaggio di cui si narrano leggende, storie fantastiche, le conoscono anche i bambini...»
Le conoscevo anch’io. Erano comuni nelle valli alpine, ed erano più o meno le stesse. (...)

Non so per quanto tempo rimasi assorto in questi pensieri. Pellegrin mi scosse:
«Stai bene, Peter?»
«Ma ha tre volti...», ripetei ancora frastornato.
«Già, è strano in effetti, non ci ho mai fatto caso. Non ne so nulla, chiederò in giro, se la cosa ti interessa...»
Lo ringraziai e tornammo alla locanda. Mentre ci veniva servito il solito pasto frugale, chiedemmo all’oste notizie su quella strana effige.
«Ah sì, der Wilde Mann, l’Uomo selvatico. È un po’ il portafortuna della città, per chi ci crede... Dicono che se lo fissate a lungo, quello si mette a sputar monete d’oro da ognuna delle sue tre bocche...»
«Certo!» aggiunse un avventore che aveva seguito la conversazione da un tavolo vicino, «ma solo il Venerdì Santo, quando suonano le campane!...» Ovvero: mai. Al ché gli astanti proruppero in un’unica sonora sghignazzata. A me sembrò peraltro che dietro tanto scetticismo affiorasse ancora il ricordo di un’antica divinità benefica, dispensatrice di ricchezza e di fortuna, un tempo degnata di maggior rispetto...

Su questo tema, vedi anche: TRIADI DIVINE  E DIVINITÀ TRIFORMI, dicembre 2013. 

4 commenti:

  1. Luciana Battan
    come i punti su una circonferenza: giri giri e ritorni all'inizio.
    Con sorpresa nella Magnifica inquisizione d'Anaunia ho trovato il Salvanel, o Salvan, om selvadeg, om dei boschi...
    Ma sai in quale veste?
    Nelle vesti di amante (al posto del diavolo) di una delle donne principali inquisite!
    Ed allora ecco che il pensiero ritorna, come hai fatto tu nella scrittura del tuo libro, ritorna e congiunge coincidenze. Il Salvan esisteva da sempre nella tradizione delle genti alpine, con il pregio di aver svelato ai montanari il segreto per fare il formaggio, ed eccolo utilizzato dalla fantasia di donne incriminate di stregoneria come entità (anche se non prettamente diabolica) che veniva a far visita di notte e si accomodava nel letto della donna, essendo lei da tempo vedova.
    E poiché il giudice "pretendeva" queste confessioni, ella confessava...

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  2. Già, è proprio così: "Chel dl formai", come si dice da noi, quello che ti costuma, che ti sistema per benino... E' interessante il libro della Bertolini, mi è servito parecchio: i processo d'Anaunia precedono di poco quelli di Fassa, e in più sono in volgare italiano, dunque ci mettono più direttamente a contatto con quelle persone...

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  3. Luciana Battan
    Pensiero estemporaneo
    Che sia la riesumazione come valore dell'antica cultura contadina e montanara lo spirito guida che aleggia ne I misteri del Cjaslir?
    Che sia la contrapposizione alla ( nuova) cultura via via sempre più dominante del cattolicesimo che vorrebbe annullarla per imporre la guida evangelica? A soppiantare le antiche consuetudini e credenze delle genti montane?
    Sto guardando nella giusta direzione pur non avendo io 3 volti?

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    Risposte
    1. Scavare per conoscere, Luciana, non per riesumare, come fanno gli archeologi: ed è già una bella impresa. Da tempo i morti hanno seppellito i loro morti, ed è giusto così. Forse lo spirito guida di cui parli è solo il desiderio di trovare unità in ciò che è stato diviso, armonia in ciò che è stato distorto, ricomposizione in ciò che è stato frantumato. Insomma, un'utopia platonica bella e buona...

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