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domenica 22 dicembre 2013

Triadi divine e divinità triformi

Potenza del numero Tre, e non solo...

• L'immagine delle Tre Sante Vergini di Maranza, in particolare quella assai poco ortodossa riprodotta in copertina e commentata più volte su queste pagine, viene associata dagli studiosi alla figura delle "Tres Matres" della tradizione pre-cristiana. Che si tratti di una triade di divinità femminili, ovvero di una rappresentazione della natura ciclica del mondo articolata in tre fasi (nascita - maturità - morte) e conseguente "eterno ritorno", sta di fatto che nell'antichità tale nozione si concretizza nella figura di Ecate triforme, di cui vediamo qui sotto una bella interpretazione moderna dell'artista fiemmese Mariano Vasselai, creata appositamente per "I Misteri del Cjaslir".

Dea lunare e ctonia al tempo stesso, essa viene rappresentata talvolta come figura tricefala, talvolta come unione di tre figure femminili nelle tre fasi della vita (vergine - madre - anziana), non di rado invece come semplice triade di donne eternamente giovani: insomma come le nostre Tre Sante Vergini. Quali che siano le complesse relazioni che connettono Ecate alle varie divinità dell'Olimpo greco-romano, vi si riconosce un'eco della dea primordiale chiamata Mater Matuta, o Bona Dea, dispensatrice e garante della fertilità del suolo e degli esseri viventi.



Come tutti sanno, rappresentazioni triadiche analoghe (per lo più femminili, ma non necessariamente) figurano in molte religioni antiche, dall'Oriente alle Civiltà pre-colombiane, non è il caso di insistere. Vorrei qui invece ricordare la presenza di una divinità maschile polimorfa nella cultura europea arcaica, propria delle popolazioni slave dell'Est europeo: si tratta di Swiatowid (o Svetovit) venerato in Polonia e nei paesi baltici come dio dell'abbondanza e della guerra, solitamente raffigurato con quattro facce, in quando in grado di dominare con lo sguardo ogni angolo della terra. I suoi attributi sono la spada (o l'arco) e la cornucopia.

Probabilmente l'associazione con San Vito (peraltro venerato anche nei paesi slavi) è del tutto fittizia. Però immaginate lo stupore di Peter Stauber allorché, passeggiando per la città di Bressanone, all'incrocio dei Portici Maggiori con i Portici Minori si imbatte nella statua di un Salvan con tre teste che incombe dall'alto di una casa. Già era sconvolto dalla visione del Padreterno con tre volti in S. Giuliana (v. IMMAGINI, n. 5), cosa dovrebbe pensare? Se poi si viene a sapere che secondo la tradizione dalle tre bocche della statua escono talvolta delle monete d'oro, l'associazione con la cornucopia è inevitabile...
A dire il vero, sembra che al Salvan di Bressanone le teste laterali siano state apposte in tempi più recenti, ma questo in un romanzo è soltanto un dettaglio trascurabile...
Resta da dire che a me 'sta cosa fa venire in mente il "Manitù" che compariva nel carnevale moenese di qualche decennio fa, maschera in forma di "Om dal Bosch" bifronte, come il Giano latino, o un mezzo Svetovit.
Insomma, non solo il Tre, ma anche il Quattro, ha cittadinanza tra le divinità polimorfe, non vi pare?...

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