UN LIBRO, UNA STORIA: Recensioni, commenti, eventi e curiosità

domenica 25 agosto 2013

Il parere di Guerrino Ermacora

NB: uno che di romanzi storici se ne intende...

Da: Guerrino Ermacora http://www.guerrinoermacora.com/
Data: giovedì 4 luglio 2013
A: Cesare Poppi (antropologo)





• Ho appena finito di leggere "I misteri del Cjaslir". Trovo il libro interessante.

a) Innanzitutto ricostruisce in maniera puntuale e documentata la realtà storica di un'epoca, unitamente al mondo contadino, nobiliare e cittadino (Val di Fassa, Bressanon, ecc...). Inutile dire che il volume sarà particolarmente apprezzato dalla tua gente, lieta di ritrovarsi nei fasti (e nei meno fasti) antichi, per contemplare e ripercorrere il mondo che fu. L’autore del romanzo ha lavorato a lungo ed è stato beneficato da importanti consulenze.

b) Pregevole è lo sviluppo narrativo che si svolge su tre piani. Le realtà temporali s'intrecciano con garbo, sono speculari e pertinenti, aiutano il lettore a situarsi, lo coinvolgono in modo progressivo, stimolando l'interesse. Nella parte finale della narrazione persuadono del tutto. A mio avviso, la cosa non è di poco conto. La capacità di gestire un libro del genere è appannaggio di pochi.

c) In linea con i gusti del momento, l'autore propone tematiche appetibili. Ha la capacità (rara, ai nostri giorni) di proporre figure femminili di natura immaginaria, ma verosimili. Tali figure si mescolano abilmente ad altre donne (Dorothea di Freina, ad esempio), personaggio documentato, il quale assurge a funzione iconica capace di travalicare la dimensione storica fattuale. Per nostra fortuna, mai il romanzo travalica nel fantasy.

d) La documentazione folklorica può trovare ovunque riscontri scientifici, ed è d'indubbio interesse (a te, antropologo, l'ultimo giudizio). Vago e immaginoso è il collegamento con gli echi residuali di un'antichità precristiana, riferito a numi inconsueti e non documentabili, come pure a ritualità legate al colle del Cjaslir (o a riti di fertilità soggiacenti alla vagheggiata "triade femminile", o alle tele narrative che suscitano le sante vergini dei primi secoli, inclusa la patrona Santa Giuliana - elementi cardine del romanzo). Ma tant'è. Un romanzo deve essere un romanzo. Questo, giustamente, lo perdoniamo e lo accogliamo volentieri. Anzi, ben venga.

e) Il libro oscilla sulla difficile linea di demarcazione che corre tra il saggio storico e del romanzo. Lo confronto con il mio "I giorni del crociato". Non licet magna componere parvulis, ma il mio testo è innanzitutto un romanzo. "I misteri del Cjasrlir", che vuole essere romanzo, è soprattutto un saggio. Ognuno ha i suoi equilibri. Capisco l'editore e l'autore i quali - come ho già detto - hanno un mercato editoriale in un'area specifica (alla quale forniscono un'opera di pregio, anzi, molto di pregio). Penso, invece, alla genia cui sono abituato (cioè agli editor che seguono i romanzi). Nel nostro caso ("I misteri del Cjaslir") forse (dico forse, perché non ho verità in tasca, tutt'altro) avrebbero alleggerito il romanzo di 150 pagine e imposto la novità di venti o trenta pagine con sentimenti e cosine varie correlate. Ovviamente tale operazione avrebbe stravolto l'impostazione complessiva del libro e orientato l'autore a fornire un prodotto diverso. Ciò non è accaduto. Benedetto sia l'editor che non c'era.

f) Il romanzo è scritto in un lessico scorrevole e appropriato, in certe parti ricco, come si addice a un autore colto. Onore all'autore, dunque. Ma sia detto che al Chiocchetti manca il guizzo e la capacità evocativa dello scrittore grande, capace di sedurti in poche righe (non si può avere tutto nella vita - già abbiamo ricevuto molto).

2 commenti:

  1. Confermo: l'Editore (sia benedetto) non ha imposto né tagli né inserti accattivanti. Però c'è chi per esigenze di mercato avrebbe "alleggerito" il testo di 100 pagine, trovando "inconcludente e dispersiva" la ricerca di Peter Stauber intorno al Cjaslir, che effettivamente procede a rilento, quasi a zig zag. Ma è proprio così: mica si trova subito, la "verità", ma cercare bisogna, lo diceva anche Montaigne...

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  2. lo consiglio vivamente, è un libro che ti prende e non vedi l'ora di arrivare alla fine. Lo l'ho letto in 3 giorni, ma poi l'ho riletto una seconda volta, soffermandomi su alcuni passaggi perché volevo riflettere con calma...

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