UN LIBRO, UNA STORIA: Recensioni, commenti, eventi e curiosità

domenica 25 agosto 2013

... e quello di Giorgio Jellici


NB: saggista, autore di "racconti brevi"

• “Cjaslir”, una montagna di carne al fuoco 

Nei “Misteri” di Fabio Chiocchetti storia e storie, ladino, tedesco, arcana lingua di fate. E gli ingredienti di un thriller


"I Misteri del Cjaslir - Storia di un santo vescovo e di una presunta strega" - (Ed.: Curcu & Genovese, p. 453, maggio 2013, Euro 18,) - di Fabio Chiocchetti, è tutto, tranne un libro certo d'esser letto fino alla fine. Eppure è un eccellente lavoro. E allora perché? Troppa carne al fuoco? Forse. E il fuoco è spesso nascosto sotto un intreccio di temi che si ramificano e si sovrappongono. Molti - non dubbio - compreranno "I Misteri" affascinati dal titolo e dalla bellissima, impressionante copertina. Altri lo riceveranno in omaggio o in regalo. Ma quanti ce a faranno ad assaporare il voluminoso volume dalla prima all'ultima pagina? Sarebbe però un peccato se troppi capitolassero cammin facendo, perché ogni pagina è condita di storia e di storie, di considerazioni filosofiche e teologiche, di citazioni in ladino, in tedesco, in latino e nell'arcana lingua delle fate ignota alla gente comune.

L’autore dipana la sua matassa senza fretta, sicuro del fatto suo e dedica ad ogni ramificazione la cura e l’amore dell’esperto. Ed è proprio la sua erudizione che – paradossalmente - ostacola talvolta il flusso del racconto, perché, pur arricchendolo, lo dilunga, lo suddivide in rivi e rigagnoli, in corsi d’acqua paralleli, in tortuosi e vasti meandri, come in un estuario dove i fiumi sotterranei riaffiorano più tardi. In dotte digressioni l’autore ricorda le procedure d’insediamento dei principi-vescovi, gli intrighi e le lotte tra imperatori e principi, le teorie di Tolomeo e di Galileo e parla della madre e della zia lontana di Keplero, delle esternazioni e dei misfatti del Sant’Uffizio, dei passi oscuri dedicati da Giordano Bruno al “coitus reservatus” e, non senza sospiri, medita sull’ars amatoria delle buone fate del Cjampedìe con rispettivo vademecum copulatorio: l’uomo, di preferenza, “si faccia cavalcare dalla femmina”.

Chiocchetti sa molte storie e ce le racconta tutte, infiorellate di questioni aperte e di fatti di cronaca del Tirolo seicentesco che stimolano la fantasia del lettore. Trave portante del romanzo sono la vita e le opere di Daniel Zen, personaggio storico, “di così umili origini ed accorto ingegno”, nato in Fassa alla fine del Cinquecento, educato dai Padri Gesuiti e morto Vescovo di Bressanone e Principe “vigilantissimo” dell’Impero. Narratore in prima persona, cronista del suo signore Principe-Vescovo e suo fidato amico da sempre, è un certo Peter Stauber, personaggio inventato, versione tedesca del noto Piere dal Polver, a sua volta pseudonimo dell’autore. Sì, sì, questo lavoro si compone di diversi strati che il lettore deve avvertire ed attraversare.

Sfondo storico del dramma sono i processi per stregoneria avvenuti a Bressanone nel Cinquecento e nel Seicento, quando furono torturate, mutilate, trucidate, decapitate e bruciate vive centinaia di povere donne, ma anche uomini e bambini - ben inteso, innocenti. Di conseguenza il lavoro di Chiocchetti è anche un’orazione contro l’oscurantismo culturale, i pregiudizi, le superstizioni e il fanatismo religioso che vede streghe ed eresie ovunque: “Quanta morte è stata perpetrata in nome di Dio!”. E qui sta forse il suo più grande merito. Ma è anche un’ode all’ “Amore principio cosmico che pervade ogni cosa ed ogni cosa connette al Tutto”. Le buone fate del Cjampedìe ripetono: “… non attraverso la violenza e l’odio si può condurre l’uomo alla Salvezza Eterna”.

Protagonista, diciamo, geografico del racconto è il santuario di Sent’Ujana (Santa Giuliana), sul colle del Cjaslir, sopra Vigo di Fassa, luogo di riti antichi precristiani e tempio di devozione e confort di fascegn fino ai giorni nostri. Però, a nostro modesto avviso, le pagine più poetiche del voluminoso volume sono i “Fragmenta” che precedono ognuno dei 14 capitoli: riflessioni, quadretti a sé stanti di profonda spiritualità, al margine del racconto, scritti in un fassano dal tono arcaico e melodioso, che scorre preciso come una composizione dodecafonica – purtroppo la loro comprensione è riservata alla cerchia limitata di chi domina questo stupendo idioma. Comprensibilissimo invece è il furioso alterco al capitolo 14, che ha luogo nella cella campanaria della chiesa di Nostra Signora a Bressanone: l’episodio, il crescendo di inattese rivelazioni e il colpo di scena finale sono diretti con bravura degna dell’Hitchkock più classico di “Vertigo”.

In conclusione l’opera di Chiocchetti contiene – indubbiamente per caso, conoscendo il serafico candore dell’autore – tutti gli ingredienti che ne possono fare un best seller: mistero, cultura, suspense, crimine, religione e sesso. E perché mai, in barba alle nostre riserve iniziali, questa non potrebbe essere la volta de “I Misteri del Cjaslir”?

Anter le gràmole del louf, enbèn, mie bon Piere!

(Il Trentino - Mercoledì 21 Agosto 2013 - costume & società)

4 commenti:

  1. Tra i "diritti imprescrittibili del lettore" (Pennac) c'è anche il diritto di non finire un libro, come anche quello di non esprimere alcun giudizio, impressione o commento. Diritti sacrosanti, al pari degli altri otto.
    Nell'attesa di conoscere quanti hanno "capitolato cammin facendo" (se solo vorranno esternare...), potremmo stilare una graduatoria tra i lettori più veloce e voraci. In cima alla classifica al momento si piazza Antonello Adamoli (due giorni), seguito a ruota da Renata (tre giorni). Dovevano essere in ferie, beati loro... Più difficile collocare Anna Mazzel (dut te n fià) e altri, ma la lotta appare durissima... Ma la discussione è aperta.

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  2. Sembra (dico "sembra") che un ospite di Moena l'abbia letto in un giorno e mezzo! Sarebbe il record mondiale... Attendiamo conferme sull'identità di questo divoratore di romanzi dall'amica Beatrice.

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  3. Per onestà intellettuale devo dire che, a forza di cercare (scherzo...), ho trovato uno che ha capitolato cammin facendo, anzi - per usare le parole sue - si è "spiaggiato come un vecchio capodoglio". Insomma non è arrivato alla fine, come prevedeva il Re-Censore di cui sopra. Trattasi di un vecchio amico, molto competente in materia. Se me ne darà il permesso, mi riprometto di ricavare dalla sua email di esternazione un testo "leggibile" da postare su queste pagine: un'occasione imperdibile per approfondire e riflettere...

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  4. Ammetto di essermi piazzato fuori classifica e fuori tempo massimo; più di un mese e mezzo (anche qualcosina in più) ma avrei voluto avere più tempo e dedicargliene ancora (però sono svantaggiato non conoscendo il ladino, perlomeno questo ladino...) così con le prime vere giornate autunnali, quelle chiare di cielo e anima ritornerò a riabbracciare Dorothea e le altre... e non penso di metterci di meno, perché mai dovrei?
    Andrea Nicolussi Golo

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